giovedì 18 ottobre 2007

GLI ERRORI DA NON RIPETERE

1.000 -Da mille giorni siamo senza contratto
18 - Diciotto giorni di sciopero e il contratto non c'è
Soldi - Hanno rifiutato l'accordo economico e abbiamo perso migliaia di euro e il contratto non c'è
- Hanno fallito ma vogliono tenersi le poltrone per scambiarsele
VOLTIAMO PAGINA
  • Subito l'accordo economico e il tavolo normativo
  • Niente ricatti ai desk! No ai redattori capo a tempo
  • Gli scatti d'anzianità non si toccano
  • Garanzie per i precari e per i free lance
  • Basta con il giornalismo copia-incolla. Rilanciamo la scrittura
  • Abbattiamo i costi della burocrazia sindacale

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"Giornalisti per la professione"

Gli errori da non ripetere
Cari colleghi,
per la prima volta i giornalisti affrontano le elezioni per il rinnovo della dirigenza del nostro sindacato, senza un contratto. Certo, non hanno mai avuto un avversario così arrogante come l’attuale vertice della Fieg, deciso a smantellare la professione e a sbriciolarne l’autonomia, ignorando che il diritto alla libera informazione è garantito a tutti i cittadini dall’articolo 21 della Costituzione. Ma, nello stesso tempo, i giornalisti non hanno mai avuto una rappresentanza così inadeguata e incapace, priva di qualsiasi disegno tattico e strategico.

Questi sono gli errori più gravi commessi dalla Fnsi, sotto la guida del segretario uscente Paolo Serventi Longhi e della corrente di maggioranza Autonomia e Solidarietà e Giornalisti uniti.

-Una piattaforma rivendicativa di 77 punti. Chi si presenta al tavolo delle trattative con una simile sfilza di richieste, o non ha capito i tempi e i rapporti di forza, o li ha capiti ed era deciso fin dall’inizio a non arrivare alla firma del contratto. Fra l’altro, la piattaforma dei giornalisti risulta ancora oggi un’illustre sconosciuta. La Fnsi non ha saputo spiegarla ai colleghi e la Fieg l’ha fatta subito rimettere nel cassetto, per imporre la sua contropiattaforma. Di questa soltanto, fino ad oggi, si è parlato.

-Aver respinto il contratto-ponte economico. La Federazione degli editori aveva offerto 130 euro. Era possibile trattare e sembrava ormai fatta. Ma Serventi e la sua maggioranza hanno bloccato tutto, vincolando l’intesa alla soluzione del problema normativo dei precari e al no all’applicazione della legge Biagi. Sgombrato il campo dalla parte economica avremmo avuto la possibilità di concentrarci sui precari e sulle altre questioni normative, con un’energia e una riserva di azioni di lotta che adesso non abbiamo più.

-Aver imposto ben 18 scioperi alla categoria in cambio di nulla. E’ stata dilapidata la busta paga dei colleghi con uno stillicidio di giornate di sciopero, (e relativa perdita di milioni in contributi Inpgi) , senza un’idea strategica e senza nemmeno avere il coraggio di imporli in momenti topici. Come le Olimpiadi invernali, le elezioni politiche, i campionati del mondo di calcio. E men che meno credendo in un blocco totale e contemporaneo per più giorni, dell’intero sistema dell’informazione, reti tv comprese. Solo nel dicembre scorso, sotto la spinta dei Cdr che avevano progettato e attuato di loro iniziativa il press pride, lo sciopero delle firme, si sono proclamati tre giorni consecutivi, ma per andare poi tutti in vacanza. Tanto che qualcuno crede che adesso i giornalisti abbiano il contratto.

-Incapacità totale di comunicare con la gente. Non si è riusciti a far capire qual è la reale posta in gioco: la sparizione del giornalismo di qualità e la perdita di integrità e di autonomia dell’informazione. I comunicati ermetici, malscritti, privi di elementi di contesto, di cui la Fnsi chiedeva la pubblicazione, sono stati un contro-spot al nostro contatto. Grave, anche perché la nostra è proprio la categoria della comunicazione.

-Incapacità di fare lobbying. Altro che indurre parlamentari e ministri a sposare la nostra causa: qui non si è riusciti neppure a organizzare un dibattito televisivo sul contratto! Il che mostra come i nostri attuali dirigenti non abbiano più alcun contatto con la professione.

-L’arroganza di restare incollati alla poltrona. Con un fallimento di queste proporzioni e un contratto non rinnovato da mille giorni nonostante 18 scioperi, qualsiasi dirigente sindacale responsabile si sarebbe messo da parte per favorire un chiarimento, e avrebbe indetto un congresso straordinario, senza attendere la scadenza naturale del mandato. E invece, poiché c’è un altro giro di poltrone da distribuire (fra le quali l’Inpgi), per far coincidere le scadenze si sono persi altri mesi, sulla pelle dei giornalisti, rinviando le trattative a dopo il Congresso, dunque al 2008.

Paolo Serventi Longhi è il principale responsabile di questo fallimento. Ma non può essere l’unico capro espiatorio: la sua corrente e quella del presidente Siddi, infatti, lo hanno sempre sostenuto con consensi bulgari, mai agitando il dubbio che si stesse sbagliando. Non c’è la minima possibilità, dunque, che chi verrà dopo Serventi otterrà risultati migliori. E di chi promette che, una volta eletto, farà il contratto in pochi mesi, non c’è da fidarsi. Questa è l’ultima occasione di reagire vincendo la pigrizia, andare a votare e cambiare maggioranza.

Le proposte di
“Giornalisti per la Professione”
per il contratto:

-Stipula immediata dell’accordo economico (non più «contratto ponte», perché a febbraio scade ormai anche il triennio di proroga), liberando finalmente la contrattazione integrativa aziendale. L’intesa economica deve essere contestuale all’avvio del tavolo normativo.

-Informazione preventiva ai comitati di redazione su qualsiasi progetto di riorganizzazione, in modo che l'azienda prenda un impegno formale con i Cdr sui processi che intende attivare.

-Voto di fiducia «mid-term» della redazione al direttore, a due anni dal suo insediamento (in aggiunta a quello già previsto dal contratto al momento dell’insediamento).

-Gli scatti d’anzianità non si toccano. Il sistema deve rimanere integralmente nella forma attuale. Con esso non solo vengono tutelati i giornalisti che si rifiutano di abbassare la schiena, ma si garantiscono introiti alle casse dell’Inpgi, di cui il nostro istituto non potrebbe fare a meno.

-No ai «redattori capo a termine». Una richiesta folle, questa degli editori. Servirebbe solo a ricattarli, piegandoli a mettere l’asino dove il padrone vuole. Questa misura è una leva per far saltare l’autonomia dell’informazione.

-Rilanciare la carriera di scrittura. Dobbiamo reagire al giornalismo copia e incolla. Nell’ultimo contratto è stata abolito l’inviato come qualifica stabile, sostituito dall’inviatino a termine che, a quanto pare, ha fatto cilecca. Un grave errore. Bisogna a tutti i costi dare un futuro, magari con una nuova qualifica, a chi vuole scrivere. E’ in gioco la qualità del giornalismo.

-Free lance. Deve esserne garantita la dignità e l'autonomia professionale. I pagamenti devono essere certi (entro 30 giorni, anche se il servizio richiesto non viene utilizzato per mancanza di spazio o altro) la retribuzione deve rispettare il tariffario dell'Ordine, mentre nei singoli contratti va precisato il corretto uso dei collaboratori. E, senza ulteriori ritardi, la Fnsi deve consentire la rappresentanza di base.

-Precari. Per le nuove iniziative editoriali, agevolare i contratti a tempo determinato. Al contrario, in quelle consolidate, incentivi agli editori solo se trasformano subito un vecchio contratto a tempo determinato in un altro a tempo indeterminato. Un monitoraggio vero delle situazioni di precariato e lavoro nero nelle redazioni dei quotidiani e delle emittenti locali e radiofoniche della Campania.

-Sospensione immediata delle provvidenze pubbliche per gli editori che violino norme di legge o contrattuali.

-Potenziamento della struttura di servizio del Fondo complementare dei giornalisti: oggi una sola funzionaria deve rispondere a domande che giungono da ogni parte d’Italia.

-La multimedialità deve privilegiare la testata di appartenenza e prevedere la volontarietà per l’adesione ai vari media e la possibilità di recedere dalla scelta fatta.

-Democrazia sindacale. Realtà che ospitano nutrite rappresentanze di giornalisti, non contano affatto, o contano molto meno del dovuto, grazie a un meccanismo elettorale antidemocratico che consente con pochi sforzi, a chi ha già il potere, di mantenerlo, manovrando le piccole associazioni regionali. Per ristabilire la democrazia sindacale e il diritto di rappresentanza è necessaria e urgente una riforma dello Statuto della Fnsi.

-Disoccupati: creare un’anagrafe aggiornata dei disoccupati.

-Rete di solidarietà: creare una rete della solidarietà che fornisca in tempo reale le occasioni di lavoro negli enti pubblici e nell’editoria campana.

-Inpgi, Inpgi2 e Casagit costruire di un rapporto corretto con gli istituti di categoria Inpgi, Casagit, Inpgi due.

-Uffici Stampa: censimento dei colleghi in servizio presso gli uffici stampa pubblici e concreta applicazione della legge 150/2000, con riconoscimento del contratto giornalistico al personale in organico agli enti.


E’ in gioco il futuro del sindacato unico dei giornalisti.

Per questo il 28 e 29 ottobre
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Le liste
Giornalisti per la Professione
LISTA PROFESSIONALI
(Professionisti)
AIELLO Roberto
CALENDA Massimo
CERINO Maurizio
LA PIETRA Raffaele - detto Lello
MAROLDA Francesco
NIGRO Nicola
PASCARELLA Carlo
ROCCO Renato
SAPIO Salvo
LISTA COLLABORATORI
(Pubblicisti)
ALBORETTI Carmine
ALVANO Carlo
BRUNO Raffaele
CERVELLI Francesco Maria
CIVITA Sergio
D'ERRICO Antonio
DE NAPOLI Salvatore
MICHELUTTI Bruno
SINISCALCHI Antonino
TANGREDI Maria
TASSIELLO Francesco

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma Raffaele Bruno è il missino, quello del Movimento Sociale Italiano ??

Anonimo ha detto...

veramente i giorni sono 968 ad oggi (vedi sito fnsi)